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Come comportarti all’interno di un cannabis club dopo il Coronavirus

Come comportarti all’interno di un cannabis club dopo il Coronavirus

Come comportarti all’interno di un cannabis club dopo il Coronavirus

I cannabis club dopo il Coronavirus sono in fase di riapertura. Gran parte della Spagna è entrata nella fase due dell’allentamento delle misure restrittive previste per contenere il Covid e i locali possono riaprire.

Le riaperture prevedono una serie di misure di sicurezza da mettere in atto per evitare una nuova diffusione del Covid. Anche i cannabis club dopo il coronavirus hanno delle nuove norme da rispettare, se vorrai entrare dovrai esserne messo al corrente e, soprattutto, dovrai rispettarle. Ogni club applica le misure previste dalla legge e le applica in maniera da adattarle ai propri spazi e alla propria base di soci. Ci potrebbero essere delle leggere differenze tra un club e l’altro, dovute principalmente al tipo di locale e agli spazi che hanno a disposizione.

In generale, però, devi renderti conto che le regole del distanziamento sociale impediscono ai club di lavorare al massimo delle loro possibilità. Dover mantenere distanza tra i soci impone ai club di diminuire i posti a sedere e contingentare gli ingressi.  Alcuni club hanno temporaneamente sospeso i nuovi tesseramenti in attesa di un allentamento delle restrizioni previste dalla legge.

Se prevedi di accedere nuovamente al tuo cannabis club preferito, o pensi di iscriverti ad un club in previsione dell’estate, devi sapere alcune cose.

Comportamenti da tenere per entrare in un club

I cannabis club dopo il Coronavirus richiedono un comportamento responsabile e attento da parte dei soci. Ci sono una serie di comportamenti che devi tenere al fine di rendere il tuo soggiorno, e quello degli altri soci, il piĂą sicuro e piacevole possibile. Vediamo insieme quali sono i punti fondamentali.

  • Telefona sempre prima di accedere. Non presentarti senza aver preso un appuntamento, altrimenti non potrai entrare.
  • Se hai preso un appuntamento rispetta l’orario cercando di essere il piĂą puntuale possibile.
  • Se ti è stato dato un limite di tempo per la tua permanenza, fai attenzione ed esci quando il tuo tempo è scaduto. In questo modo non creerai disagi agli altri soci che attendono di entrare
  • Mantieni sempre la distanza di sicurezza prevista
  • Lava spesso le mani o utilizza gel disinfettanti
  • Porta con te tutto il necessario per fumare. Il club, per limitare la diffusione del virus, non ti darĂ  gli strumenti ma solo l’erba

Entrare in un club e rispettare tutte le norme è sintomo di buona educazione e rispetto per gli altri. Quanti, come te, attendono di entrare ed hanno un appuntamento non devono aspettare perché tu non rispetti le regole di accesso!

Non solo norme a carico dei soci. Anche il club fa la sua parte

Entrare in un cannabis club dopo il Coronavirus vuol dire accedere in un ambiente pulito e sanificato più volte al giorno. Ogni club è tenuto a mantenere un altissimo standard di pulizia che prevede anche la sanificazione delle sedute e dei tavoli tra un socio e l’altro. Il rispetto da parte dei soci degli orari e degli accessi contingentati permetterà ai club di lavorare in maniera migliore e di sanificare meglio le aree con una migliore sicurezza per tutti

Howard Marks: morto “Mr. Nice” il leggendario spacciatore gallese

Howard Marks: morto “Mr. Nice” il leggendario spacciatore gallese

Howard Marks: morto “Mr. Nice” il leggendario spacciatore gallese

Quanti di voi hanno sentito parlare di Howard Marks?

Dennis Howard Marks, meglio noto come Mr. Nice, è stato una figura iconica del mondo della Cannabis degli anni 70 e 80.

Nato nel 1945 in Galles, Howard Marks, è salito agli onori delle cronache come spacciatore internazionale quando, nel 1988, dopo l’arresto venne condannato per spaccio internazionale.

La sua storia ha dell’incredibile e vale la pena raccontarla. La sua autobiografia “Mr. Nice”, pubblicata nel 1996, è ricchissima di informazioni e di particolari interessanti sulle sue avventure.

Introdotto all’uso della cannabis mentre frequentava la facoltà di fisica all’università, mr. Nice iniziò a spacciare su piccola scala all’interno della facoltà. Fino a tutti gli anni Sessanta si limitò a spacciare nella sua cerchia di amici e conoscenti ma, nel 1970, ci fu un grande cambiamento.

Conobbe Mohammed Durrani, un trafficante pachistano di hashish. Costui gli offrì la possibilità di vendere hashish a Londra uscendo dalla sua piccola cerchia di amici.

Con il passare del tempo, con il consolidamento della sua posizione in Londra, Howard Marks iniziò ad essere utilizzato anche per trasferire capitali e Hashish all’estero.

Questi sono stati i primi passi del grande impero che avrebbe creato di lì a pochi anni

Un vero e proprio impero

MarijuanaHoward Marks, secondo i suoi stessi racconti, riuscì in poco tempo a creare un vero impero basato sullo spaccio di Hashish e Marijuana. Il sodalizio con Durrani gli permise di accedere alle forniture di Hashish e Marijuana che arrivavano nei bagagli del personale diplomatico proveniente dal Pakistan. In questo modo, con l’ausilio di qualche spacciatore per questo assoldato, riuscì ad ottenere enormi profitti. Nel 1972, grazie ad una nuova linea che da Kabul arrivava in Irlanda, riusciva a guadagnare anche cinquantamila sterline per ogni trasporto!

La sua figura, ormai di altissimo livello, attirò l’attenzione dell’MI6 che lo reclutò per ricevere informazioni grazie ai suoi contatti in Libano, Pakistan e Afganistan.

All’inizio degli anni Settanta Mr. Nice era ormai un “pezzo grosso” dello spaccio internazionale.

La polizia olandese lo arrestò nel 1973, ma lui riuscì ad eludere la custodia e a proseguire la sua attività espandendola agli stati Uniti con l’aiuto della Yakuza. A metà degli anni Settanta era ormai uno spacciatore internazionale di altissimo livello ed era un uomo estremamente ricco. Utilizzava diversi pseudonimi e viveva sotto mentite spoglie per evitare la prigione ma riusciva ugualmente a viaggiare e a gestire i propri traffici. Collaborando con tutte le associazioni criminali, riusciva ad importare negli stati uniti una grandissima quantità di hashish e marijuana e divenne ben presto leader indiscusso del suo settore.

E adesso un po’ di numeri: secondo la sua autobiografia, al culmine della sua attività aveva spacciato più di 30 tonnellate di sostanze stupefacenti. Aveva creato 25 società sparse per il mondo per riciclare il denaro, si muoveva sotto 43 differenti identità e aveva 89 linee telefoniche!

Arresto di Howard Marks

Nel 1988, in una operazione congiunta,la polizia spagnola e quella americano riescirono ad arrestare  Howard Marks. Questo cercò di difendersi asserendo che le sue attività di trafficante non interessavano gli stati Uniti ma l’Australia. Tentò anche di sostenere di essere una spia per l’MI6, affermando che tutta l’operazione fosse una montatura. Secondo la sua deposizione, era stato incastrato per aver scoperto un traffico di droga da parte di alcuni agenti della CIA. Malgrado ciò, nel 1989 fu estradato in Florida.

Nel corso del processo alcuni suoi vecchi collaboratori testimoniarono contro di lui. Il governo americano lo condannò a 25 anni di prigione e a una multa di 50000 dollari.

Nel 1995, tuttavia, Howard Marks fu liberato per buona condotta. La sua permanenza in prigione, della quale conosciamo i dettagli grazie all’autobiografia, offre un interessante spaccato della vita in un carcere di massima sicurezza.

AttivitĂ  politica e legalizzazione

Dopo la sua liberazione, Howard Marks si dedicò a molte differenti attività dando prova di una personalità poliedrica.

Ha partecipato come attore in alcuni film, ha collaborato per la creazione di videogames, ha pubblicato un’autobiografia best seller. Mr. Nice. Potremmo dire, leggendo la sua biografia, che abbia vissuto più vite in una sola.

Nel 1997 si presentò persino alle elezioni britanniche portando avanti l’istanza della legalizzazione delle droghe. In seguito alla sua azione nacque il LCA (Legalise Cannabis Alliance). E da quel momento l’attività di attivista fu predominante.

Una personalità complessa e interessante, un uomo che da fisico Nucleare è divenuto spacciatore per poi darsi alla politica e all’attivismo. Si prodigò a lungo per la liberalizzazione della cannabis. Una volta fuori dal carcere fondò in Gran Bretagna la Mr. Nice seed bank, una delle più importanti banche di semi della cannabis. La Mr. Nice seed bank si occupa, sin dalla sua fondazione, di ricerca, di creazione di nuove piante e di sponsorizzazione della cannabis medica.

Mr. Nice ha combattuto, fino al momento della sua morte, per il diritto ad una cannabis libera e per tutti.

Non ha mai ripudiato il suo passato, la sua attività di trafficante è stata funzionale al raggiungimento dei suoi obiettivi. Ricchezza, agio e incontri interessanti sono stati parte della sua vita che la sua personalità magnetica ha catalizzato intorno a sé. La sua rivendicazione di un passato discusso e discutibile non sminuisce le battaglie che ha portato aventi nella terza parte della sua vita.

La sua scomparsa nel 2016 ha privato il mondo di una figura controversa ed interessantissima. Un gigante che ha movimentato il mondo della Cannabis e ne è stato il protagonista indiscusso per più tre decadi.

Covid-19: morta Charlotte la bimba di 13 anni che rivoluzionò la cannabis medica

Covid-19: morta Charlotte la bimba di 13 anni che rivoluzionò la cannabis medica

Covid-19: morta Charlotte la bimba di 13 anni che rivoluzionò la cannabis medica

Il movimento mondiale per la liberalizzazione della Cannabis medica piange la scomparsa di Charlotte Figi.

Il Covid-19 non guarda in faccia a nessuno e prosegue il suo percorso distruttivo di contagio e morte. Se inizialmente sembrava che i bambini ne fossero in qualche modo immuni, ormai, purtroppo, non è più così. Diversi casi di bambini prematuramente scomparsi sono saliti agli onori delle cronache.

Il 7 aprile 2020 il Covid-19 ha mietuto un’altra piccola vittima. Charlotte, la bambina la cui storia ha rivoluzionato la Cannabis medica, si è spenta in seguito a complicanze legate al Covid-19.

Ricoverata il 3 aprile in seguito a stintomi ricollegabili al coronavirus, Charlotte era stata dimessa in seguito ad un miglioramento delle sue condizioni. Tornata a casa aveva goduto di un paio di giorni sereni prima di aggravarsi nuovamente. Il peggioramento ha portato ad un nuovo immediato ricovero ma i medici nulla hanno potuto contro il Coronavirus, che ha stroncato la sua giovane vita.

Il mondo della Cannabis Medica, che tanto deve all’esperienza di questa bambina, ha perso il motore primo di un movimento di liberazione ancora in atto.

La storia di Charlotte è una storia esemplare che ha dato il via ad un movimento mondiale per la libertà di utilizzo del cannabinolo.

Nata nel 2006 a Colorado Springs, negli stati uniti, Charlotte ha presto mostrato i sintomi di una rara malattia contro la quale non esistono farmaci. Una forma di epilessia farmacoresistente nota come Sindrome di Dravet.

La Sindrome di Dravet, una malattia senza cura

Charlotte ha manifestato i primi sintomi della sindrome di Dravet all’età di soli tre mesi. Ha iniziato ad avere forti crisi epilettiche che, con la crescita, sono aumentate di frequenza sino ad arrivare a 300 attacchi a settimana. All’età di cinque anni la bambina era stata costretta ad utilizzare la sedia a rotelle e ad essere alimentata con la sonda. La frequenza degli attacchi non le permetteva di avere una vita normale. Era arrivata ad un punto tale che non parlava né riusciva a tenere il contatto visivo.

I genitori, disperati, avevano tentato tutti i farmaci esistenti in commercio, senza trovare tuttavia quello che potesse alleviare i sintomi della bambina.

Un giorno la madre, nel corso delle sue ricerche, si imbatté in alcuni studi sull’utilizzo della cannabis medica nel trattamento delle crisi epilettiche e convulsive. All’epoca il Colorado era uno dei pochi stati degli stati uniti che consentisse l’utilizzo della cannabis medica quale trattamento delle crisi convulsive.

In un tentativo disperato riuscì a convincere il medico curante a prescrivere il cannabinolo alla bambina e trovò due coltivatori di Cannabis disposti ad aiutarla: i fratelli Stanley. Costoro stavano coltivando una nuova varietà di marijuana con alto contenuto di CBD e basso contenuto di THC, la componente psicoattiva.

Non appena Charlotte iniziò a prendere l’olio di Cannabis, le sue crisi epilettiche diminuirono considerevolmente. La bambina iniziò a giocare, a camminare e le tolsero i dispositivi per l’alimentazione.

Le sue speranze di vita prima del trattamento con olio di cannabis erano di circa otto anni. Ma le sue condizioni migliorarono così tanto e così rapidamente che divenne un caso di risonanza internazionale.

Una rivoluzione per la Cannabis medica

CannabisIl caso di charlotte, salito agli onori delle cronache, contribuì in maniera determinante alla decisione del governo statunitense di utilizzare il cannabinolo a scopo medico.

Un documentario della CNN del 2013 mostrava la bambina in grado di camminare e giocare, dando speranza a quanti avevano familiari nelle stesse condizioni.

Fu una vera e propria rivoluzione per la cannabis medica! Al punto che numerose famiglie, con figli nelle stesse condizioni di Charlotte, si trasferirono in Colorado per poter usufruire degli stessi trattamenti. Il loro movimento fu chiamato dalla stampa il movimento dei “Marijuana refugees”.  Una toccante raccolta delle loro storie è stata fatta dalla madre di Charlotte sulla sua pagina Instagram “Realm of Caring”.

Nel 2018 la Food and drug Administration decise di approvare un farmaco a base di cannabinolo, l’Epidiolex, per trattare le convulsioni della sindrome di Dravet. Il primo farmaco mai approvato per la suddetta sindrome.

Ad oggi negli stati uniti sono 34 gli stati che hanno legalizzato la cannabis medica e il suo utilizzo si sta diffondendo anche nel resto del mondo.

Dall’esperienza di Charlotte e della sua famiglia è nata una associazione, la “Realm of Caring” che aiuta chi ha bisogno di assumere Cannabinolo.

Charlotte’s web

La “Realm of Caring” lavora a stretto contatto con la “Charlotte’s Web”, la società fondata dai fratelli Stanley. I due fratelli hanno col tempo sviluppato e perfezionato una varietà di cannabis adatta al trattamento delle crisi convulsive. Tale varietà di pianta ha preso il nome dalla bambina che ne ha ispirato la creazione: Charlotte’s Web.

Tutto il mondo legato alla cannabis medica deve una enorme gratitudine a Charlotte e alla sua famiglia. La loro esperienza ha permesso di mettere in luce e di stimolare tutto il settore. Il perfezionamento della Charlotte’s Web ed il suo utilizzo a scopo medico ha portato un miglioramento della qualità di vita di tantissime persone.

La ricerca continua ad andare avanti e, sempre più, l’utilizzo del cannabinolo si rivela efficace lì dove altre medicine non hanno successo.

Il Covid-19 ha stroncato una giovane vita a cui tutti dobbiamo tanto. Senza la sua esperienza e senza la costanza e l’energia della sua famiglia tutto il settore della marijuana medicale non sarebbe arrivato così avanti.

La piccola Charlotte, grazie al nuovo trattamento, ha potuto vivere i suoi pochi anni nel modo migliore possibile.

Riposa in pace, piccola Charlotte, noi ti vogliamo ricordare sorridente e felice, sullo scivolo con la tua sorellina.

Covid-19: morta Charlotte la bimba di 13 anni che rivoluzionò la cannabis medica

Carlotta, la tredicenne che ha rivoluzionato la cannabis medica, è morta.

Carlotta, la tredicenne che ha rivoluzionato la cannabis medica, è morta.

Il movimento globale per la liberalizzazione della cannabis medica è in lutto per la morte di Charlotte Figi.

Covid-19 non risparmia nessuno e continua la sua distruttiva marcia di contagi e morti. Si pensava inizialmente che i più piccoli fossero immuni ma non è più così. Molti casi di bambini deceduti ora riempiono i titoli dei giornali.

Il 7 Aprile 2020 il Covid-19 ha fatto un’altra vittima. Carlotta, la cui storia aveva rivoluzionato l’utilizzo della cannabis medica, è morta inseguito alle complicanze del virus.

La bambina era stata ricoverata in ospedale il 3 Aprile a causa di evidenti sintomi da coronavirus per poi essere dimessa in seguito a un miglioramento della sua salute. Una volta tornata a casa, dopo un paio di giorni stabili le sue condizioni sono peggiorate. L’aggravamento ha portato subito a una nuova ospedalizzazione ma i dottori non sono stati in grado di fermare la malattia che ha posto fine alla sua giovane vita.

Il mondo della cannabis medica deve molto a questa bambina e perde così tragicamente uno dei suoi principali esponenti, da sempre in prima linea  per la liberalizzazione di questa sostanza.

La vicenda di Charlotte è in questo senso esemplare; tra le prime a reclamare il libero utilizzo del cannabinolo come medicina.

Nata nel 2006 a Colorado Springs negli Stati Uniti, Carlotta ha presto mostrato i sintomi d’una malattia rara per cui non esistono farmaci. Una forma resistente alle cure d’epilessia nota come sindrome di Dravel.

La Sindrome di Dravel, una malattia senza cura.

Carlotta mostrò i primi sintomi della Sindrome di Dravel quando aveva appena tre mesi. Ha incominciato a manifestare forti attacchi di epilessia che continuavano ad aumentare fino a raggiungere i 300 casi alla settimana. All’età di 5 anni fu costretta sulla sedia a rotelle e ad essere nutrita attraverso una sonda. La frequenza degli attacchi non gli permetteva d’avere una vita normale; arrivando al punto di non potere neppure parlare o tenere gli occhi aperti.

I genitori affranti provarono qualunque farmaco esistente senza trovarne uno che potesse aiutare la piccola.

Un giorno sua madre, durante le sue ricerche, scoprì diversi studi che attestavano l’uso della cannabis medica come trattamento delle crisi epilettiche e convulsive. A quel tempo il Colorado era già uno dei pochissimi stati in America che permetteva l’utilizzo di questa sostanza per uso farmacologico.

Nel disperato tentativo di convincere i medici a prescriverle questa medicina, la madre scoprì due coltivatori di marijuana disposti ad aiutarla: i fratelli Stanley. I due fratelli producevano una varietà di marijuana con un alto tasso di CBD e uno basso di THC, che ne è la componente psicoattiva.

Come Charlotte iniziò ad assumere questo olio di cannabis, le crisi epilettiche diminuirono significativamente. La bambina poteva giocare, camminare e anche mangiare normalmente.

La sua aspettativa di vita che, prima del trattamento con l’olio di cannabis era di appena 8 anni, aumentò così rapidamente da farla divenire uno dei casi più conosciuti al mondo.

Una rivoluzione per la cannabis medica.

Cannabis oilIl caso di Carlotta, diffuso da giornali e televisioni, contribuì significativamente a convincere il governo americano di autorizzare il cannabinolo per uso medico.

Un documentario del 2013 prodotto dalla CNN mostrò che la bambina era capace di camminare e giocare, donando speranza a tutte le famiglie che soffrivano per un parente nelle stesse condizioni.

Una vera e propria rivoluzione per la cannabis medica! A quel punto molte famiglie con figli nella stessa condizione di Carlotta si spostarono in Colorado per ricevere lo stesso trattamento. Il loro movimento venne chiamato “Marijuana Refugees”. Un resoconto delle loro storie è stato fatto dalla madre della bambina sulla sua pagina Instagram “Realm of Caring”.

Nel 2018 la Food and Drug Amministration decise di approvare un farmaco composto da cannabinolo chiamato Epidiolex per trattare le convulsioni provocate dalla Sindrome di Dravet. Il rimo mai approvato per questa malattia.

A oggi negli Stati Uniti sono 34 gli stati che hanno giĂ  legalizzato la cannabis medica e il suo utilizzo si sta diffondendo in tutto il mondo.

Dall’esperienza di Carlotta e della sua famiglia è nato l’associazione “Realm of Caring”, che aiuta coloro che hanno necessità di far uso di Cannabinolo.

Charlotte’s Web

“Realm of Caring” lavorò a stretto contatto con “Charlotte’s Web”, la società fondata dai fratelli Stanley. Con il tempo i due fratelli hanno sviluppato e perfezionato una varietà di cannabis perfetta per il trattamento delle crisi convulsive. Questa pianta ha preso il nome della bimba che ispirò questa creazione: Charlotte.

L’universo che ruota attorno alla cannabis medica ha un immenso debito nei confronti di Carlotta e della sua famiglia. La loro esperienza permise di accendere i riflettori su questa sostanza e stimolò l’intero settore di ricerca. La Charlotte’s Web ha portato un netto miglioramento nella qualità di vita di moltissime persone.

La ricerca continua ancora oggi e l’utilizzo di cannabinolo si è dimostrato molto più efficace di qualunque altro farmaco.

Il Covid-19 ha posto fine alla vita di una persona a cui tutti devono molto. Senza la sua esperienza, ostinazione e l’energia della sua famiglia, l’intero settore della marijuana medica non avrebbe visto luce.

La piccola Carlotta, grazie al nuovo trattamento, ha potuto vivere i pochi anni della sua vita nel miglior modo possibile.

Riposa in pace piccola Charlotte; vogliamo ricordarti sorridente e felice, accanto a tua sorella.

 

 

 

Come accedere ai coffee shop di Barcelona dopo il virus

Come accedere ai coffee shop di Barcelona dopo il virus

Come accedere ai coffee shop di Barcelona dopo il virus

Vuoi accedere ai coffee shop di Barcelona dopo il virus? La situazione sta lentamente tornando alla normalità e in breve sarà possibile riprendere a viaggiare all’estero. Barcelona è ormai nella fase due della riapertura e i contagi stanno diminuendo rapidamente. Si può iniziare a pensare alla prossima vacanza e, se sei un consumatore abituale di cannabis, puoi interrogarti su come accedere ad un social club.

I coffee shop di Barcelona dopo il virus stanno riaprendo e piano piano cercano, come tutti gli esercizi commerciali, di tornare alla normalità. I gestori cercano di implementare tutte le necessarie misure di sicurezza rivelandosi attenti e solleciti. In una situazione che fa della legalità il suo punto di forza, rispettare le imposte regole di igiene e distanziamento sociale è essenziale. Ogni club ha implementato delle regole di accesso e di permanenza al suo interno che possono variare leggermente da uno all’altro. In sostanza, tuttavia, queste regole sono improntate a pochi chiari principi che vanno rispettati per evitare una nuova diffusione del virus.

Vediamo, se vuoi accedere ad un coffee shop, quali sono i passaggi da rispettare e come sono cambiate le regole tra prima e dopo la diffusione del Covid-19.

DifficoltĂ  di un primo accesso. Il Covid rallenta le nuove iscrizioni

I coffee shop di Barcelona dopo il virus stanno tirando le somme di un periodo di difficoltà. Da un lato, la difficoltà economica legata all’interruzione delle attività. Dall’altro, la consapevolezza delle difficoltà patite dai consumatori di cannabis che non si sono potuti rifornire durante il lock down.

In questa fase i coffee shop sono presi tra due necessitĂ  contrapposte. Riaprire in fretta per recuperare quanto perso nei mesi di chiusura o di tutelare maggiormente i propri soci che hanno patito la chiusura? In generale assistiamo ad un rallentamento per quanto riguarda i nuovi tesseramenti. Le difficoltĂ  di accesso ai club sembrano aumentate dal momento che, almeno alcuni di loro, hanno temporaneamente congelato le nuove tessere. Le difficoltĂ  legate alla gestione degli spazi per il distanziamento sociale di questa fase 2 rendono difficile pensare di ampliare la propria base di soci.

Sembra plausibile, tuttavia, che questa situazione si sblocchi a breve, con il consolidarsi delle nuove routine. I Club al momento si stanno riorganizzando per riaprire in tutta sicurezza per i propri soci. Non appena la situazione sarà normalizzata e verranno acquisite tutte le nuove regole, ricominceranno a fare nuove tessere. L’unico modo per sapere se il club nel quale vuoi andare accetta nuovi soci, per il momento è quello di contattarlo direttamente e chiedere. Potresti avere anche una piacevole sorpresa!

Le regole di distanziamento sociale e accessi contingentati

Se giĂ  sei socio di un coffee shop di Barcelona dopo il Covid dovrai solo seguire le nuove regole di accesso. Non presentarti senza aver prima preso appuntamento. Ti verrĂ  dato un orario che dovrai rispettare e avrai un tempo massimo di permanenza al suo interno. Ti verrĂ  chiesto di mantenere le distanze di sicurezza, usare la mascherina e lavarti frequentemente le mani. Nulla di impossibile. Vale la pena rispettare qualche regola pur di tornare nel tuo coffe shop preferito!