Howard Marks: morto “Mr. Nice” il leggendario spacciatore gallese
Quanti di voi hanno sentito parlare di Howard Marks?
Dennis Howard Marks, meglio noto come Mr. Nice, è stato una figura iconica del mondo della Cannabis degli anni 70 e 80.
Nato nel 1945 in Galles, Howard Marks, è salito agli onori delle cronache come spacciatore internazionale quando, nel 1988, dopo l’arresto venne condannato per spaccio internazionale.
La sua storia ha dell’incredibile e vale la pena raccontarla. La sua autobiografia “Mr. Nice”, pubblicata nel 1996, è ricchissima di informazioni e di particolari interessanti sulle sue avventure.
Introdotto all’uso della cannabis mentre frequentava la facoltà di fisica all’università , mr. Nice iniziò a spacciare su piccola scala all’interno della facoltà . Fino a tutti gli anni Sessanta si limitò a spacciare nella sua cerchia di amici e conoscenti ma, nel 1970, ci fu un grande cambiamento.
Conobbe Mohammed Durrani, un trafficante pachistano di hashish. Costui gli offrì la possibilità di vendere hashish a Londra uscendo dalla sua piccola cerchia di amici.
Con il passare del tempo, con il consolidamento della sua posizione in Londra, Howard Marks iniziò ad essere utilizzato anche per trasferire capitali e Hashish all’estero.
Questi sono stati i primi passi del grande impero che avrebbe creato di lì a pochi anni
Un vero e proprio impero
Howard Marks, secondo i suoi stessi racconti, riuscì in poco tempo a creare un vero impero basato sullo spaccio di Hashish e Marijuana. Il sodalizio con Durrani gli permise di accedere alle forniture di Hashish e Marijuana che arrivavano nei bagagli del personale diplomatico proveniente dal Pakistan. In questo modo, con l’ausilio di qualche spacciatore per questo assoldato, riuscì ad ottenere enormi profitti. Nel 1972, grazie ad una nuova linea che da Kabul arrivava in Irlanda, riusciva a guadagnare anche cinquantamila sterline per ogni trasporto!
La sua figura, ormai di altissimo livello, attirò l’attenzione dell’MI6 che lo reclutò per ricevere informazioni grazie ai suoi contatti in Libano, Pakistan e Afganistan.
All’inizio degli anni Settanta Mr. Nice era ormai un “pezzo grosso” dello spaccio internazionale.
La polizia olandese lo arrestò nel 1973, ma lui riuscì ad eludere la custodia e a proseguire la sua attività espandendola agli stati Uniti con l’aiuto della Yakuza. A metà degli anni Settanta era ormai uno spacciatore internazionale di altissimo livello ed era un uomo estremamente ricco. Utilizzava diversi pseudonimi e viveva sotto mentite spoglie per evitare la prigione ma riusciva ugualmente a viaggiare e a gestire i propri traffici. Collaborando con tutte le associazioni criminali, riusciva ad importare negli stati uniti una grandissima quantità di hashish e marijuana e divenne ben presto leader indiscusso del suo settore.
E adesso un po’ di numeri: secondo la sua autobiografia, al culmine della sua attività aveva spacciato più di 30 tonnellate di sostanze stupefacenti. Aveva creato 25 società sparse per il mondo per riciclare il denaro, si muoveva sotto 43 differenti identità e aveva 89 linee telefoniche!
Arresto di Howard Marks
Nel 1988, in una operazione congiunta,la polizia spagnola e quella americano riescirono ad arrestare Howard Marks. Questo cercò di difendersi asserendo che le sue attività di trafficante non interessavano gli stati Uniti ma l’Australia. Tentò anche di sostenere di essere una spia per l’MI6, affermando che tutta l’operazione fosse una montatura. Secondo la sua deposizione, era stato incastrato per aver scoperto un traffico di droga da parte di alcuni agenti della CIA. Malgrado ciò, nel 1989 fu estradato in Florida.
Nel corso del processo alcuni suoi vecchi collaboratori testimoniarono contro di lui. Il governo americano lo condannò a 25 anni di prigione e a una multa di 50000 dollari.
Nel 1995, tuttavia, Howard Marks fu liberato per buona condotta. La sua permanenza in prigione, della quale conosciamo i dettagli grazie all’autobiografia, offre un interessante spaccato della vita in un carcere di massima sicurezza.
AttivitĂ politica e legalizzazione
Dopo la sua liberazione, Howard Marks si dedicò a molte differenti attività dando prova di una personalità poliedrica.
Ha partecipato come attore in alcuni film, ha collaborato per la creazione di videogames, ha pubblicato un’autobiografia best seller. Mr. Nice. Potremmo dire, leggendo la sua biografia, che abbia vissuto più vite in una sola.
Nel 1997 si presentò persino alle elezioni britanniche portando avanti l’istanza della legalizzazione delle droghe. In seguito alla sua azione nacque il LCA (Legalise Cannabis Alliance). E da quel momento l’attività di attivista fu predominante.
Una personalità complessa e interessante, un uomo che da fisico Nucleare è divenuto spacciatore per poi darsi alla politica e all’attivismo. Si prodigò a lungo per la liberalizzazione della cannabis. Una volta fuori dal carcere fondò in Gran Bretagna la Mr. Nice seed bank, una delle più importanti banche di semi della cannabis. La Mr. Nice seed bank si occupa, sin dalla sua fondazione, di ricerca, di creazione di nuove piante e di sponsorizzazione della cannabis medica.
Mr. Nice ha combattuto, fino al momento della sua morte, per il diritto ad una cannabis libera e per tutti.
La sua scomparsa nel 2016 ha privato il mondo di una figura controversa ed interessantissima. Un gigante che ha movimentato il mondo della Cannabis e ne è stato il protagonista indiscusso per più tre decadi.
Covid-19: morta Charlotte la bimba di 13 anni che rivoluzionò la cannabis medica
Il movimento mondiale per la liberalizzazione della Cannabis medica piange la scomparsa di Charlotte Figi.
Il Covid-19 non guarda in faccia a nessuno e prosegue il suo percorso distruttivo di contagio e morte. Se inizialmente sembrava che i bambini ne fossero in qualche modo immuni, ormai, purtroppo, non è più così. Diversi casi di bambini prematuramente scomparsi sono saliti agli onori delle cronache.
Il 7 aprile 2020 il Covid-19 ha mietuto un’altra piccola vittima. Charlotte, la bambina la cui storia ha rivoluzionato la Cannabis medica, si è spenta in seguito a complicanze legate al Covid-19.
Ricoverata il 3 aprile in seguito a stintomi ricollegabili al coronavirus, Charlotte era stata dimessa in seguito ad un miglioramento delle sue condizioni. Tornata a casa aveva goduto di un paio di giorni sereni prima di aggravarsi nuovamente. Il peggioramento ha portato ad un nuovo immediato ricovero ma i medici nulla hanno potuto contro il Coronavirus, che ha stroncato la sua giovane vita.
Il mondo della Cannabis Medica, che tanto deve all’esperienza di questa bambina, ha perso il motore primo di un movimento di liberazione ancora in atto.
La storia di Charlotte è una storia esemplare che ha dato il via ad un movimento mondiale per la libertà di utilizzo del cannabinolo.
Nata nel 2006 a Colorado Springs, negli stati uniti, Charlotte ha presto mostrato i sintomi di una rara malattia contro la quale non esistono farmaci. Una forma di epilessia farmacoresistente nota come Sindrome di Dravet.
I genitori, disperati, avevano tentato tutti i farmaci esistenti in commercio, senza trovare tuttavia quello che potesse alleviare i sintomi della bambina.
In un tentativo disperato riuscì a convincere il medico curante a prescrivere il cannabinolo alla bambina e trovò due coltivatori di Cannabis disposti ad aiutarla: i fratelli Stanley. Costoro stavano coltivando una nuova varietà di marijuana con alto contenuto di CBD e basso contenuto di THC, la componente psicoattiva.
Non appena Charlotte iniziò a prendere l’olio di Cannabis, le sue crisi epilettiche diminuirono considerevolmente. La bambina iniziò a giocare, a camminare e le tolsero i dispositivi per l’alimentazione.
Le sue speranze di vita prima del trattamento con olio di cannabis erano di circa otto anni. Ma le sue condizioni migliorarono così tanto e così rapidamente che divenne un caso di risonanza internazionale.
Una rivoluzione per la Cannabis medica
Il caso di charlotte, salito agli onori delle cronache, contribuì in maniera determinante alla decisione del governo statunitense di utilizzare il cannabinolo a scopo medico.
Un documentario della CNN del 2013 mostrava la bambina in grado di camminare e giocare, dando speranza a quanti avevano familiari nelle stesse condizioni.
Fu una vera e propria rivoluzione per la cannabis medica! Al punto che numerose famiglie, con figli nelle stesse condizioni di Charlotte, si trasferirono in Colorado per poter usufruire degli stessi trattamenti. Il loro movimento fu chiamato dalla stampa il movimento dei “Marijuana refugees”. Una toccante raccolta delle loro storie è stata fatta dalla madre di Charlotte sulla sua pagina Instagram “Realm of Caring”.
Nel 2018 la Food and drug Administration decise di approvare un farmaco a base di cannabinolo, l’Epidiolex, per trattare le convulsioni della sindrome di Dravet. Il primo farmaco mai approvato per la suddetta sindrome.
Ad oggi negli stati uniti sono 34 gli stati che hanno legalizzato la cannabis medica e il suo utilizzo si sta diffondendo anche nel resto del mondo.
Dall’esperienza di Charlotte e della sua famiglia è nata una associazione, la “Realm of Caring” che aiuta chi ha bisogno di assumere Cannabinolo.
Charlotte’s web
La “Realm of Caring” lavora a stretto contatto con la “Charlotte’s Web”, la società fondata dai fratelli Stanley. I due fratelli hanno col tempo sviluppato e perfezionato una varietà di cannabis adatta al trattamento delle crisi convulsive. Tale varietà di pianta ha preso il nome dalla bambina che ne ha ispirato la creazione: Charlotte’s Web.
Tutto il mondo legato alla cannabis medica deve una enorme gratitudine a Charlotte e alla sua famiglia. La loro esperienza ha permesso di mettere in luce e di stimolare tutto il settore. Il perfezionamento della Charlotte’s Web ed il suo utilizzo a scopo medico ha portato un miglioramento della qualità di vita di tantissime persone.
La ricerca continua ad andare avanti e, sempre più, l’utilizzo del cannabinolo si rivela efficace lì dove altre medicine non hanno successo.
Il Covid-19 ha stroncato una giovane vita a cui tutti dobbiamo tanto. Senza la sua esperienza e senza la costanza e l’energia della sua famiglia tutto il settore della marijuana medicale non sarebbe arrivato così avanti.
La piccola Charlotte, grazie al nuovo trattamento, ha potuto vivere i suoi pochi anni nel modo migliore possibile.
Riposa in pace, piccola Charlotte, noi ti vogliamo ricordare sorridente e felice, sullo scivolo con la tua sorellina.
Come accedere ai coffee shop di Barcelona dopo il virus
Vuoi accedere ai coffee shop di Barcelona dopo il virus? La situazione sta lentamente tornando alla normalità e in breve sarà possibile riprendere a viaggiare all’estero. Barcelona è ormai nella fase due della riapertura e i contagi stanno diminuendo rapidamente. Si può iniziare a pensare alla prossima vacanza e, se sei un consumatore abituale di cannabis, puoi interrogarti su come accedere ad un social club.
I coffee shop di Barcelona dopo il virus stanno riaprendo e piano piano cercano, come tutti gli esercizi commerciali, di tornare alla normalità . I gestori cercano di implementare tutte le necessarie misure di sicurezza rivelandosi attenti e solleciti. In una situazione che fa della legalità il suo punto di forza, rispettare le imposte regole di igiene e distanziamento sociale è essenziale. Ogni club ha implementato delle regole di accesso e di permanenza al suo interno che possono variare leggermente da uno all’altro. In sostanza, tuttavia, queste regole sono improntate a pochi chiari principi che vanno rispettati per evitare una nuova diffusione del virus.
Vediamo, se vuoi accedere ad un coffee shop, quali sono i passaggi da rispettare e come sono cambiate le regole tra prima e dopo la diffusione del Covid-19.
DifficoltĂ di un primo accesso. Il Covid rallenta le nuove iscrizioni
I coffee shop di Barcelona dopo il virus stanno tirando le somme di un periodo di difficoltà . Da un lato, la difficoltà economica legata all’interruzione delle attività . Dall’altro, la consapevolezza delle difficoltà patite dai consumatori di cannabis che non si sono potuti rifornire durante il lock down.
In questa fase i coffee shop sono presi tra due necessitĂ contrapposte. Riaprire in fretta per recuperare quanto perso nei mesi di chiusura o di tutelare maggiormente i propri soci che hanno patito la chiusura? In generale assistiamo ad un rallentamento per quanto riguarda i nuovi tesseramenti. Le difficoltĂ di accesso ai club sembrano aumentate dal momento che, almeno alcuni di loro, hanno temporaneamente congelato le nuove tessere. Le difficoltĂ legate alla gestione degli spazi per il distanziamento sociale di questa fase 2 rendono difficile pensare di ampliare la propria base di soci.
Sembra plausibile, tuttavia, che questa situazione si sblocchi a breve, con il consolidarsi delle nuove routine. I Club al momento si stanno riorganizzando per riaprire in tutta sicurezza per i propri soci. Non appena la situazione sarà normalizzata e verranno acquisite tutte le nuove regole, ricominceranno a fare nuove tessere. L’unico modo per sapere se il club nel quale vuoi andare accetta nuovi soci, per il momento è quello di contattarlo direttamente e chiedere. Potresti avere anche una piacevole sorpresa!
Le regole di distanziamento sociale e accessi contingentati
Se giĂ sei socio di un coffee shop di Barcelona dopo il Covid dovrai solo seguire le nuove regole di accesso. Non presentarti senza aver prima preso appuntamento. Ti verrĂ dato un orario che dovrai rispettare e avrai un tempo massimo di permanenza al suo interno. Ti verrĂ chiesto di mantenere le distanze di sicurezza, usare la mascherina e lavarti frequentemente le mani. Nulla di impossibile. Vale la pena rispettare qualche regola pur di tornare nel tuo coffe shop preferito!
In quest’ottica vanno presi in considerazione gli eventi che si stanno ripetendo nell’ultimo periodo un po’ ovunque. La cannabis servizio essenziale per sempre più persone, è diventata oggetto di accaparramento. Proprio come per i generi di prima necessità , negli ultimi giorni in diverse zone del mondo, si sono verificate code considerevoli per l’acquisto della marijuana.
USA, dispensari di cannabis tra i servizi garantiti
Si tratta di un grande passo in avanti nel riconoscimento dell’importanza che la Marijuana sta assumendo nella vita delle persone.
Cannabis servizio essenziale e corsa all’accaparramento
Malgrado la decisione di molti degli stati degli USA di considerare la cannabis servizio essenziale, in questi giorni abbiamo assistito ad un fenomeno del tutto nuovo. Un fenomeno indicativo di quanto la cannabis sia entrata nelle abitudini dei consumatori. In tutti gli stati in cui la cannabis è legale si sono registrate nelle ultime ore grandi code davanti ai dispensari. Ebbene sì, gli americani, insieme ai supermercati e ai negozi di armi, hanno preso di mira anche i negozi di cannabis!
Si tratta di una situazione assolutamente inattesa. Non solo generi di prima necessità o per la difesa personale, ma anche la cannabis è assurta a bene da accaparrare in caso di epidemia.  Lunghe file si sono viste in diversi stati. Numerose persone si sono messe in fila per procurarsi una quantità di erba sufficiente per affrontare la quarantena. Senza rispettare le distanze di sicurezza e senza protezioni individuali, centinaia di persone si sono messe in attesa di poter portare a casa la propria razione di cannabis.
Cambiano le regole …
Si tratta di una rivoluzione vera e propria! Da elemento consumato di nascosto e procurato illegalmente, si è passati a considerare la cannabis servizio essenziale al punto da fare lunghe file per acquistarla. Che sia per uso terapeutico o per uso ludico, questo dimostra che oramai la cannabis è entrata a far parte delle cose regolarmente acquistate. Centinaia di persone ormai utilizzano con regolarità la cannabis e non vogliono, o non possono, rischiare di rimanerne sforniti.
E le file si sono fatte ovunque negli Stati Uniti, sia in quegli stati che hanno dichiarato la cannabis servizio essenziale, sia negli stati in cui i dispensari sono stati chiusi. Questo dimostra che la corsa all’accaparramento non dipende solamente dalla possibilità , o meno, di continuare ad acquistarla legalmente durante il lock down. Vuol dire che nell’immaginario di tantissime persone ormai la cannabis è entrata a far parte dei beni di prima necessità . E così ci si mette in fila, per la carta igienica, per il cibo e anche per la cannabis. Cosa che, a nostro umile parere, è sicuramente più salutare ed innocua del mettersi in fila per acquistare armi!
Olanda e coffee shop presi d’assalto
Ma non solo negli Stati Uniti si sono verificate lunghe code per l’acquisto della cannabis! Che anche in Olanda si consideri ormai da tempo la cannabis servizio essenziale, è risaputo. Il fatto che in Olanda la cannabis sia di utilizzo comune ormai da tempo è quasi un luogo comune, ma è anche una realtà assodata. Numerosi coffee shop in diverse città olandesi vendono marijuana in maniera legale e, quando ne è stata annunciata la chiusura ci sono stati dei problemi. In seguito all’annuncio della chiusura dei coffee shop per via dell’emergenza Coronavirus, tantissime persone sono scese in strada. Si sono affrettate al coffee shop più vicino e hanno creato lunghe code per accaparrarsi la loro scorta prima della chiusura.
Lunghe file si sono create senza il rispetto delle distanze di sicurezza e si sono generati anche momenti di tensione. La stampa olandese ha riportato il fatto che, per saltare la fila, un ragazzo si sia messo a tossire in modo da spaventare gli altri clienti in coda. Solo l’intervento della polizia, giunta sul luogo, ha riportato l’ordine arrestando il giovane.
Ma non solo in USA e in Olanda si considera la cannabis servizio essenziale! Anche in altre città , come a Barcellona, si sono registrate file per acquistare cannabis prima del lock down. Prova questa che ormai la cannabis con i suoi tanti benefici è entrata a fare parte della vita quotidiana di tantissime persone. Sempre più utenti la utilizzano regolarmente sia per scopo terapeutico che per rilassarsi.
In questo grande periodo di incertezza, per molti avere erba a domicilio potrebbe fare davvero la differenza! Penso a quanti utilizzano la cannabis per uso terapeutico e, da un giorno all’altro, si sono trovati senza possibilità di rifornirsi. Con l’arrivo della quarantena, tantissime persone che facevano uso della marijuana per alleviare i propri problemi di salute, si sono trovati senza possibilità di reperirla. Sommando così all’incertezza per il futuro e alla paura per il virus, l’esacerbarsi delle proprie condizioni di salute.
L’erba a domicilio sarebbe infatti un grande aiuto per tutte quelle persone che ne fanno uso abitualmente e che al momento sono chiuse in casa.
Cannabis terapeutica. Utilizzo
Negli ultimi anni la cannabis terapeutica ha avuto una grande diffusione anche grazie alla possibilitĂ di farsela prescrivere per tutta una serie di patologie. Tutte patologie per le quali, in questi giorni, poter ricevere erba a domicilio sarebbe di grande importanza!
Secondo il decreto ministeriale del 9 novembre 2015, la cannabis terapeutica può essere prescritta per tutta una serie di patologie. Sebbene, secondo il decreto, non possa essere considerata come una terapia, l’erba si utilizza come trattamento sintomatico e di ausilio in molte malattie. Oppure viene autorizzata come trattamento in tutti quei casi in cui i trattamenti ufficiali non ottengano risultati apprezzabili o abbiano controindicazioni troppo pesanti.
I trattamenti
I casi in cui la cannabis è prescritta legalmente e in cui, in questi giorni sarebbe utile ricevere erba a domicilio, sono i seguenti.
Del dolore in alcune patologie come sclerosi multipla e lesioni del midollo spinale in cui ci sia resistenza alle terapie tradizionali.
Degli stati di dolore cronico che non possono essere trattati con analgesici tradizionali, come fibromialgie, artriti o neuropatie
Effetti delle terapie chemioterapiche o contro l’HIV. Si usa in queste terapie per il suo provato effetto antiemetico.
Dei disturbi legati all’alimentazione come l’anoressia o la perdita di appetito dei pazienti oncologici grazie alla sua proprietà di stimolare l’appetito.
Trattamento del glaucoma quando questo è resistente alle terapie tradizionali, per le sue proprietà ipotensive
Della sindrome di Tourette e di Gilles per la sua proprietĂ di ridurre i movimenti involontari del corpo.
Tutti coloro che, soffrendo dei suddetti problemi, hanno trovato sollievo nell’utilizzo della cannabis, al momento si trovano in grandi difficoltà per l’impossibilità di reperirla. Il riacutizzarsi di stati di dolore cronico o di altri problemi sarà un portato purtroppo inevitabile. Se non si mette in atto un’azione per assicurare erba a domicilio a quanti ne hanno bisogno, la quarantena diventerà per loro una vera gabbia. Un dolore che si riacutizza senza potervi porre rimedio renderà la reclusione obbligatoria un inferno vero e proprio per tantissime persone.
Prescrizione della cannabis terapeutica
Le modalità previste per l’assunzione della cannabis terapeutica sono, al momento, quella tramite decotto o tramite vaporizzazione. Sono solo i medici di base o i medici specialisti a prescrivere il trattamento a base di cannabis a chi presenta le patologie indicate in precedenza. Se a questo, si aggiunge che generalmente i medici non amano prescrivere la cannabis terapeutica, si ottiene un quadro di grande difficoltà per quanto riguarda il suo reperimento.
Chi si trova in situazioni di grande disagio, già in condizioni normali fa fatica ad ottenere una prescrizione. Nel corso di questa emergenza la situazione è ancora peggiore. Reperire la cannabis non è facile e sarebbe auspicabile che l’erba a domicilio diventi una regola per quanti ne hanno bisogno. Un sistema di consegne che tenga conto delle condizioni del paziente e sia di ausilio per evitare che sia esposto al contagio, è fortemente auspicabile.
Emergenza Covid e reperimento di erba a domicilio
In questo periodo di distanziamento sociale, i pazienti trattati con la cannabis rientrano tra i soggetti fragili e da difendere. Malati oncologici, persone affette da HIV, neuropatie, fibromialgia, sono tutte persone da difendere dall’avanzata del virus. Si tratta di pazienti che, più degli altri, devono applicare il distanziamento sociale ed evitare, quanto più possibile, di uscire di casa. Abbiamo infatti visto che proprio i pazienti con patologie pregresse sono quelli che maggiormente risentono della virulenza del Covid-19.
La maggior parte dei decessi nel corso di questa pandemia riguardano pazienti fragili: anziani o precedentemente ammalati. Mettere chi giĂ soffre di altre patologie in condizione di uscire alla ricerca di un farmaco, equivale a sottoporlo ad un rischio molto alto mettendone in pericolo la sua stessa vita. Da piĂą parti, pertanto, si alza la richiesta di ricevere erba a domicilio.
Consegne a domicilio. NecessitĂ di inserire la cannabis tra i beni essenziali
Un sistema di consegne a domicilio che provveda alle esigenze di tutte le persone fragili è molto importante. In questi giorni si sta lavorando in questa direzione cercando di prevenirne le uscite. Tuttavia, se le consegne degli alimentari stanno, con grande difficoltà , venendo implementate, non altrettanto si può dire per l’erba a domicilio.
Quanti ne hanno bisogno per trattare disturbi altrimenti non curabili, si trovano nella spiacevole situazione di dover uscire di casa per andarla a reperire. I malati o i loro familiari, si trovano pertanto a doversi esporre al possibile contagio per reperire un farmaco molto importante.
Tutto questo genera situazioni di forte disagio ed incertezza in quanti andrebbero tutelati e protetti in questo periodo di grande emergenza.
Auspichiamo, pertanto, che sia attivato un sistema di consegna di erba a domicilio per quanti ne abbiano realmente bisogno.
Non stiamo parlando dell’erba a scopo ludico che, sebbene abbia grandi proprietà di rilassamento, non rientra tra i beni di prima necessità . Si tratta di un farmaco di grande importanza per tutti quei soggetti che, dopo aver cercato soluzioni “ufficiali”, sono approdati al cannabinolo come estrema ratio. Tutti coloro che usufruiscono della cannabis terapeutica vivono situazioni di enorme disagio alle quali il cannabinolo è l’unica soluzione rimasta. Trovarsi nel mezzo di una pandemia, bloccati in casa, e senza poter alleviare i propri dolori, è una situazione estremamente spiacevole alla quale occorre trovare una soluzione.
Aiutiamo chi ne ha bisogno pensando ad un programma che preveda la consegna dell’erba a domicilio per tutte quelle persone che, avendone diritto, ne facciano richiesta.
Il Coronavirus è uno spartiacque tra quello che eravamo prima e quello che saremo, una volta terminata l’emergenza. Lo stop inevitabile che pone alle nostre vite ci porta a riconsiderare tutto con nuovi occhi. Tutte le nostre abitudini sono da rivedere nell’ottica di questa enorme emergenza sanitaria che ha ormai toccato tutto il mondo.
Proteggersi per proteggere
La cosa fondamentale da prendere in considerazione quando si parla di Coronavirus, è la rapidità con cui esso si diffonde. La crescita esponenziale dei contagi, che abbiamo sperimentato nelle ultime settimane, ha paralizzato la nostra società e cambiato radicalmente le nostre abitudini.
La parola d’ordine adesso è #iorestoacasa, la priorità è diventata impedire al Coronavirus di continuare a diffondersi. Ogni nuovo contagio ci porta ad un passo dal collasso del sistema sanitario e non dobbiamo permetterlo! La priorità è quella di tutelarci per tutelare chi, colpito dal Coronavirus, non potrebbe sopravvivere.
Persona anziane e persone con patologie pregresse devono essere protette dal contagio, e l’unico modo di farlo, adesso, è con l’allontanamento sociale.
E allora, tutti in casa! Viviamo tra le nostre quattro mura evitando quanto più possibile i contatti con l’esterno.
Le uscite inevitabili vanno fatte in modo da essere protetti per non portare il Coronavirus a casa nostra e contagiare chi amiamo.
Si bandiscono le strette di mano, gli abbracci, la vicinanza fisica. Occorre stare ad un metro di distanza da tutti, con guanti e mascherina e, rientrati a casa, bisogna lasciare fuori le scarpe.
Bisogna lavarsi le mani, accuratamente, piĂą volte al giorno, ma, soprattutto, bisogna credere che ne usciremo.
E’ importante cercare di mantenere le nostre abitudini, per quanto possibile. Fare esercizi, cercare di prendere luce, lavorare e studiare come sempre…ma dentro casa. Il Coronavirus non fa sconti a nessuno.
Non è semplice. La limitazione della libertà di movimento, associata alla preoccupazione per la malattia, può portare a stati d’ansia che possono rendere la quarantena un vero incubo!
In Italia si sta cercando di affrontare il problema in maniera creativa, come abbiamo sempre fatto! Non possiamo vederci? E allora parliamo dal balcone. Non si va in discoteca o nei locali? E allora balliamo sulle terrazze condividendo la musica in momenti irripetibili. In tutta la penisola si moltiplicano iniziative di condivisione da lontano, musica, canti e balli per sentire di essere parte di qualcosa. La meraviglia è affacciarsi al balcone e vedere i propri vicini alzare le mani in gesti di saluto prima impensabili.
Il virus, allontanandoci fisicamente, ci sta avvicinando tutti quanti. Uniti dalla medesima sorte stiamo tutti combattendo per salvare le nostre abitudini e il nostro stile di vita da un capovolgimento epocale. Le strade vuote si riempiono di sguardi e di sorrisi lontani di persone che non aspettano altro che scendere in strada per ritrovarsi.
Ansia e stress, come affrontarle
L’Italia ai tempi del Coronavirus è un’Italia che si scopre solidale e resiliente. La forza insita in ognuno di noi viene messa alla prova e quasi tutti stanno cercando di dare il meglio. Rispetto delle regole e privazioni per il bene comune è il mantra che tutti, o quasi, stanno ripetendo per sostenersi in questo periodo.
Ma non è facile. Possono insorgere stati di ansia e di stress legati alla situazione particolare che stiamo vivendo e alle privazioni cui siamo sottoposti. L’ansia di combattere un nemico invisibile contro il quale sembrano non esserci difese, può portare a stati di malessere profondo.
E’ molto importante cercare di tranquillizzarci e cercare di vivere il più serenamente possibile questa emergenza. Ma come fare?
Gli amici sono una risorsa importantissima! Restare in contatto con chi amiamo, anche da lontano, è fondamentale. E allora ben vengano tutti i mezzi possibili! Telefono, Skype, WhatsApp, Telegram, Messenger. Ogni mezzo che ci permetta di mantenere vivi i nostri contatti con il mondo esterno ci aiuterà a vivere meglio.
Bisogna darsi una routine quotidiana, fatta di lavoro, ma anche di movimento e di svago prediligendo quelle attivitĂ che ci fanno rilassare.
Un buon libro, una serie tv, ascoltare della musica, sono tutte attivitĂ da fare tra le mura di casa e che ci aiuteranno a stare meglio.
L’utilizzo della cannabis come coadiuvante nel trattamento degli stati d’ansia è ormai attestato e ampiamente riconosciuto. Il cannabinolo aiuta a rilassarsi senza dare assuefazione e per questo è decisamente preferibile a tutti gli ansiolitici presenti sul mercato.
Non bisogna poi trascurare il lato ludico! Le lunghe serate casalinghe ai tempi del Coronavirus a volte sembrano non passare mai! Dopo aver visto tutte le serie tv presenti sulle piattaforme di streaming, il tempo sembra dilatarsi e sopraggiunge la noia. Come fare ad affrontarla?
La noia non fa bene, nel vuoto causato dalla pandemia si accrescono i pensieri negativi e si ingenera un circolo vizioso che porta dalla noia all’ansia. La cannabis può essere di aiuto anche in questo caso!
Una volta esauriti tutti gli escamotages possibili, dalle videochiamate ai giochi online, dalle danze sul terrazzo alla pizza casalinga, bisogna trovare qualcosa per rilassarsi. Qualcosa che ci accompagni verso il sonno e ci rilassi in modo da permetterci di affrontare la giornata di domani con rinnovata energia.
La cannabis, come ho detto, anche in questo caso può aiutare. I suoi principi attivi, oltre ad agire in maniera efficace contro l’ansia, sono dei potenti rilassanti. Assumere cannabis aiuta a tranquillizzarsi e predispone verso il sonno.
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