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Malta legalizza la cannabis ad uso personale

Malta legalizza la cannabis ad uso personale

Malta legalizza la cannabis ad uso personale: è il primo Paese Europeo 

Il parlamento maltese ha legalizzato l’uso e la coltivazione della marijuana a scopo ricreativo, ricevendo 36 voti favorevoli e 27 voti contrari. La legge deve ora essere firmata dal presidente della Repubblica, George William Vella, che però è considerata soltanto una formalità.
La riforma, presentata dal governo laburista guidato dal premier Robert, prevede che:

  1. Si possono possedere fino a 7 grammi di cannabis e derivati e può esserne in possesso solo a chi ha compiuto la maggiore età.
  2. Inoltre, è legale la coltivazione di 4 piante e di poter conservare fino a 50 grammi di infiorescenze essiccate.
  3. Infine, c’è il via libera anche alla costituzione di club senza scopo di lucro, a cui vi si può accedere solamente previa iscrizione, per la coltivazione e la distribuzione esclusivamente tra i membri. Ad ogni iscritto è possibile vendere fino a 7 grammi, una sola volta al giorno. Inoltre, questi locali, dovranno essere lontani da ogni tipo di aggregazione giovanile e, soprattutto, dalle scuole.

Norme sull’uso di cannabis e relative sanzioni

Nonostante Malta abbia legalizzato la cannabis ad uso personale, questo non è completamente libero ci sono divieti e limitazioni da osservare:

  1. È vietato l’uso della cannabis in pubblico ed in presenza di minori; vi saranno multe salate che oscillano tra i 300 e i 500 euro.
  2. Invece, per chi è in possesso di cannabis tra i 7 e i 28 grammi riceverà una multa tra i 50 e i 100 euro, senza essere sottoposti a nessun procedimento penale.
  3. Il provvedimento prevede anche la creazione di un’Authority statale per evitare che parte della produzione venga dirottata sul mercato nero.

Confronto con situazione in Europa della cannabis ad uso personale

In Europa la situazione è ancora penalizzata: in Olanda non è legale, ma si possono acquistare fino a 5 grammi nei Coffe Shop di Amsterdam, ma la coltivazione rimane comunque illegale; invece, a Lussemburgo, è ancora in fase di approvazione.
In Italia l’uso della cannabis prevede la sospensione della patente e del passaporto.
È stato, appunto, proposto un referendum che sostenga la coltivazione della cannabis e rimuova queste sanzioni, raccogliendo 630.000 firme.
Gli Stati Uniti, Canada e Messico hanno già adottato una legislazione molto simile a quella costituita a Malta, che legalizza marijuana a scopo ricreativo.
Nel dicembre del 2020 L’ONU decise di rimuovere la cannabis nell’elenco delle droghe pericolose, proprio perché non considerata dannosa per la salute, anzi, i proponitori della legalizzazione sottolineano, infatti, che vi sono diversi benefici.

Legalizzazione della cannabis in Italia: il punto della situazione

Legalizzazione della cannabis in Italia: il punto della situazione

Aumenta sempre di più l’uso di cannabis in italia

Sono più di 6 milioni gli italiani che fanno abituale uso di cannabis: per rilassarsi, divertirsi o a scopo terapeutico e legalizzarla conferirebbe una migliore qualità e modalità sicure di acquisto. E proprio questa necessità di regolamentazione che ha spinto alcuni paesi europei a prendere in esame l’ipotesi di procedere alla legalizzazione della cannabis. Ma sarà così anche in Italia? Non è un caso che lo slogan di una delle campagne pro legalizzazione (Meglio Legale) più importanti del nostro Paese recita proprio: “La legalizzazione della cannabis in Italia manda in fumo gli affari delle mafie”.

 Impatto positivo della legalizzazione sull’economia

La stessa ministra Fabiana Dadone, responsabile delle Politiche Giovanili, invita a non adottare posizioni ideologiche sulla cannabis e a non rimanere ancorati su un’unica posizione. Parole che suonano come un invito alle istituzioni politiche affinché comincino a porre le basi per raggiungere una maggiore e chiara regolamentazione in materia. Sicuramente il processo di legalizzazione conferirà un’importante spinta alla filiera agricola della canapa creando così potenziali posti di lavoro e occupazione a lungo termine. Perciò la legalizzazione della cannabis in Italia risolleverebbe indubbiamente l’ economia, producendo effetti benefici come:

  1. L’aumento degli introiti fiscali nelle casse dello stato.
  2. La riduzione di spesa sostenuta per l’applicazione della normativa proibizionista, composta da risorse impiegate per la detenzione di persone trovate in possesso di marijuana e dalle forze dell’ordine per reprimere uso e traffico della sostanza.
  3. Un sensibile incremento dei posti di lavoro, che andrebbero a coprire l’intera lavorazione della cannabis dalla coltivazione alla vendita di un prodotto sempre più richiesto.
  4. Inoltre la legalizzazione aiuterebbe nella lotta alla criminalità organizzata, sottraendo progressivamente alle mafie un mercato che vale dai 5 ai 6 miliardi di euro.

Justmary: primo delivery italiano di prodotti a base di cannabis

Questo lo sa bene Matteo Moretti, il fondatore di Justmary ovvero il primo delivery italiano di prodotti a base di cannabis e non solo. Egli, infatti, in un’intervista racconta come negli ultimi mesi le consegne siano notevolmente aumentate, complice anche la pandemia e le conseguenti misure restrittive. Come detto in precedenza gli italiani che usano abitualmente cannabis hanno superato i sei milioni, dunque un incremento del fatturato non ci deve assolutamente sorprendere. Ed è proprio per questo che la legalizzazione non farebbe altro che incrementare i benefici fiscali per lo stato. Basta considerare che Justmary nel primo semestre del 2021 ha fatturato oltre 700.000 euro registrando così un rialzo del 1000% rispetto ai 70.000 euro fatturati nel 2019. Questa piattaforma, infatti, conta più di 30.000 clienti registrati nel 2021, numero tra l’altro destinato ad aumentare complice anche la semplicità e sicurezza di acquisto.

Legalizzare la cannabis, dunque, non farebbe altro che permettere uno sviluppo e un’ottimizzazione di tutta la filiera dedicata portando così la sicurezza d’acquisto a livelli assai elevati. Per questo ci si dovrebbe augurare la legalizzazione della cannabis in Italia.

Le Associazioni ( Cannabis Social Club ) sono a rischio chiusura

Le Associazioni ( Cannabis Social Club ) sono a rischio chiusura

L’ importanza delle associazioni di cannabis a Barcellona 

Le centinaia di Cannabis Social Club Barcellona sono a rischio chiusura, dopo la decisione della corte suprema di alterare il cavillo legale che ha permesso alla città di diventare il simbolo della marijuana in Spagna .Quest’ultima si è sempre distinta per il suo atteggiamento permissivo rispetto alla cannabis. Tant’è che uno dei simboli della città catalana, Cristoforo Colombo, nella sua rappresentazione in statua è affiancato da due piante di canapa. All’interno dei Cannabis Club dalle radici della cultura spagnola la canapa e le sue applicazioni sono profondamente integrate nel tessuto stesso della società. Inoltre parte del turismo di Barcellona è legato indissolubilmente ai Cannabis Club, rendendo la città un’ alternativa perfetta e più economica ad Amsterdam. Ora che le associazioni sono a rischio chiusura a rimetterci potrebbe essere la stessa economia del paese.

Le associazioni sono a rischio chiusura

Buona parte dei Club di cannabis della Catalogna si trova a Barcellona, dove la marijuana si può consumare legalmente in base a un regolamento approvato dall’amministrazione locale. La situazione però rischia di cambiare in maniera irreversibile. I giudici hanno sentenziato che le autorità cittadine non erano preposte a legiferare su questioni che riguardano la salute pubblica. Ciò ha compromesso la scappatoia che reggeva l’intero sistema delle associazioni. Gli enti cittadini hanno provveduto ad informare che l’ultima sentenza in merito proibisce: promozione, vendita e consumo della cannabis.

I possibili provvedimenti delle autorità

Si prevedono controlli a tappeto da parte delle autorità locali, con lo specifico intento di contrastare la promozione della canapa all’interno di circoli che dovrebbero essere privati. Le fazioni in contrasto  sul tema delle associazioni sono 2:

  1. Da una parte i rappresentati del social club si schierano , sottolineando che il loro modello a “circuito chiuso“ permette ad adulti consenzienti di consumare la marijuana che proviene da produttori controllati e conosciuti.
  2. Dall’altra fa muro il comune di Barcellona che li sta effettivamente considerando come luoghi atti alla vendita e promozione della cannabis.

La federazione catalana e la polizia locale devono ammettere che la loro presenza ha ridotto lo spaccio per le strade e il consumo. La situazione è cominciata a diventare spinosa quando molte delle associazioni si sono allontanate dallo scopo con cui sono state create, orientandosi verso la vendita di massa e ai turisti .

Le associazioni a rischio chiusura, chiedono a gran voce di partecipare ad un tavolo di lavoro congiunto con il consiglio comunale. Auspicano così di poter trovare trovare una soluzione comune in una città, che si è sempre distinta come approccio pionieristico all’applicazione di nuove politiche sulla droga rivolte alla persona e alla salute.

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Vuoi diventare un imprenditore nel mondo della cannabis?

Vuoi diventare un imprenditore nel mondo della cannabis?

L’Università Politecnica della Catalogna ha costituito un centro commerciale e di ricerca per diventare un imprenditore/investitore per il settore della cannabis in Spagna.

Il mercato dei prodotti derivati ​​dalla cannabis continua a crescere in Spagna, seguendo la tendenza globale. L’ultima istituzione ad entrare a far parte di questo settore è stata l’Università Politecnica della Catalogna (UPC), che ha creato un polo commerciale e di ricerca, il primo del suo genere in tutta Europa, per promuovere la conoscenza degli usi industriali della pianta canapa. Tramite studio della materia e dei possibili ambiti di applicazione si può diventare imprenditori di cannabis.

La dichiarazione del Vice Cancelliere per il Trasferimento della Conoscenza e Innovazione dell’UPC, Jordi Berenguer

“Vogliamo esercitare e ottenere la leadership nella ricerca in progetti competitivi, promuovere la collaborazione tra i partner partecipanti e diventare il centro di riferimento nell’attrazione di talenti per l’applicazione della tecnologia in questo settore della cannabis”.

Tra aziende, centri di ricerca e associazioni nel settore della cannabis, l’hub conta 18 partecipanti. Inoltre, avrà esperti prestigiosi e un comitato scientifico pubblico-privato, che include l’Istituto per la ricerca e la tecnologia agroalimentare, dipendente dalla Generalitat de Catalunya. Tutti pronti a condividere le proprie nozioni e istruire gli appassionati affinché  diventino imprenditori o investitori preparati sul tema della cannabis.

In questo modo, il settore della cannabis e dei suoi derivati ​​raggiunge per la prima volta l’università in Spagna, il che dimostra le potenzialità di un settore in cui stanno già investendo grandi figure come anche David Beckham. La sua azienda, Cellular Goods, offre un derivato della cannabis per il fumo senza THC, la sostanza che ti dà la sensazione di essere high.

Possibili campi in cui applicare conoscenze relative alla cannabis

Ma, oltre alla cannabis da fumo, c’è una vasta gamma di prodotti che stanno crescendo in modo esponenziale nel mercato mondiale, che possono generare interessanti opportunità di business in altri ambiti come:

  1. Organizzazione di eventi legati alla cannabis.
  2. Vendita di cosmetici e prodotti omeopatici a base di cannabis.
  3. Consulenza su produzione, coltivazione e consumo di marijuana.
  4. Progettazione e costruzione di spazi finalizzati alla vendita di cannabis.
  5. Ristorazione a tema cannabis.
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L’inizio della depenalizzazione dell’uso di marijuana in diverse parti del mondo sta dando vita ad una nuova industria: momento ideale per investire nella cannabis

Canada, Stati Uniti, Sud Africa e Uruguay. Questi sono solo alcuni dei paesi nei quali, sotto diversi aspetti, è legale la cannabis. In altri territori, come la maggior parte dell’America Latina, la Spagna o parte dell’Australia, è ancora illegale, sebbene vi siano lacune nella legislazione (come i cannabis club per fumatori) che ne consentono l’acquisto in maniera del tutto legale. La progressiva depenalizzazione del consumo di cannabis facilita lo sfruttamento di un mercato che finora ha operato nell’ombra e che solo negli Stati Uniti potrebbe arrivare a 30.000 milioni nel 2025. Potrebbe essere quindi il momento ideale per investire nella cannabis.

In un mercato che prevede una rapida crescita nel giro di pochi anni, iniziano a succedersi imprese che intendono entrare in un mercato nuovo. Uno di questi, con sede in Europa, si chiama JuicyFields ed si impegna in nuovi formati di investimento. Come se fosse una campagna di ‘crowdfunding’, in questa società con sede a Berlino ogni investitore deve anticipare i propri soldi e attendere 108 giorni. Questo è il tempo che si ritiene necessario per preparare e distribuire un raccolto e ricevere un rendimento che oscilla intorno ai 1.200 euro a seconda della pianta.

Di seguito le parole di Alan Glanse, CEO dell’azienda, per saperne di più sul suo modello di business e funzionalità.

“Posso capire che il nostro modello di business all’inizio sembri complesso. Ma questo credo accada perché non esiste nessun’altra azienda che faccia quello che facciamo noi. Il nostro modello si basa sul concetto di “crowdgrowing”: chiunque in qualsiasi parte del mondo può diventare un “e-grower” come parte di una coltivazione di cannabis medica. Gli “e-grower” scelgono quale pianta vogliono piantare e noi la coltiviamo in una delle varie piantagioni che abbiamo in tutto il pianeta. Al termine del processo, si vende la pianta a una terza parte e gli “e-grower” ricevono il loro profitto. In questo momento, abbiamo più di 50 dipendenti. Il 50% di loro si trova negli uffici di Berlino e Malta, e il resto ha sede in diverse parti d’Europa e nel resto del mondo”.

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